L’olivo ha conquistato le colline e la montagna che risale dal Mar ligure tra il iii e il iv secolo d.C. ad opera dei monaci benedettini, che in epoca medievale si insediarono a Portofino, sull’isola del tino nello Spezzino, nel Savonese sull’isola di Gallinara e ad Albenga. Furono i monaci a divulgare fra le popolazioni locali le tecniche di coltivazione e ad insegnare come sottrarre la terra da coltivare alla natura, con la costruzione dei muretti a secco. Si presuppone che proprio nei loro orti monastici sia stata selezionata la tipologia di oliva cultivar taggiasca che prende il nome da Taggia, località nell’imperiese.
L’olio ligure è sempre stato nei secoli una preziosa merce di scambio con le altre popolazioni, soprattutto del versante padano e della Francia. l’olivicoltura occupa quei terreni meno idonei a coltivazioni più produttive come quelle ortofloro-frutticole.
Gli oliveti si estendono oggi su tutto il litorale caratterizzando il paesaggio per diffusione ed omogeneità; in molte località di tutta la riviera ligure è possibile acquistare l’olio dei produttori autoctoni. in epoca medievale la produzione di olio in Liguria era abbastanza modesta e limitata; solo dalla fine del XVI secolo si parla di industria olearia, e questa raggiunse il massimo di espansione tra il XVIII e il XIX secolo, quando l’olivo divenne coltura quasi esclusiva e dominante intorno ai centri dell’imperiese, mentre si presentava in coltura promiscua, in orti e vigne, nella riviera di levante.
Per decenni Imperia è stata il maggior centro di mediazione e commercio di oli di provenienza mediterranea, e ancora oggi è sede di aziende rinomate sul mercato.
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