Secondo il Rapporto sul turismo enogastronomico italiano, l’80% degli intervistati sa indicare almeno un piatto emiliano-romagnolo. In 2ª posizione la Campania con la pizza e 3ª la Sicilia con il cannolo. Il vino è il prodotto più identificativo per Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Chiude il Molise: solo 2 su 10 ne conoscono un piatto
Regione che vai piatti che trovi. Ma i turisti del gusto li conoscono davvero? A rispondere alla domanda su quali siano i piatti tipici più conosciuti e apprezzati ci pensano le anticipazioni del Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2023 di Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico, professoressa di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo e vicepresidente della Commissione Turismo dell’Ocse-Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, e realizzato sotto l’egida dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, che sarà presentato a maggio. L’80% degli intervistati sa indicare almeno un piatto emiliano-romagnolo, tortellino in testa. Tra i più noti, la pizza in Campania, il cannolo in Sicilia e il pesto in Liguria. Grande balzo della Calabria, che sale dall’undicesimo al quarto posto in graduatoria grazie alla ‘nduja. Vini, carni e salumi, pasta e formaggi sono nell’ordine le categorie più menzionate. Il vino è il prodotto più identificativo per Veneto e Friuli-Venezia Giulia, oltre a figurare nella top3 di numerose altre regioni italiane del centro nord. I salumi primeggiano in Calabria, il Lazio è la regina della pasta, con ben tre specialità nella top3 (carbonara, amatriciana e cacio e pepe); la Valle d’Aosta, invece, dei formaggi, con fonduta e fontina tra i prodotti più identificativi. L’olio entra in classifica con la Puglia.
Piatti italiani: in alcune regioni è più difficile associare una ricetta rappresentativa
I risultati mostrano, regioni italiane i cui piatti tipici sono immediatamente associati come eccellenze del territorio, mentre per altre regioni si evidenzia una certa difficoltà nell’individuare un piatto rappresentativo.
I piatti dell’Emilia-Romagna sono i più conosciuti: dopo i tortellini c’è la piadina
In vetta alla classifica si impone l’Emilia-Romagna: come dicevamo, l’80% degli intervistati è stato in grado di indicare almeno un piatto tipico della regione e il più conosciuto è il tortellino (39%), davanti alla piadina (17%). In seconda posizione si piazza la Campania (77%), principalmente grazie alla pizza (37%) e alla mozzarella di bufala campana (18%). Medaglia di bronzo per la Sicilia con il 76%: il prodotto più conosciuto è un dolce ovvero il cannolo (23%), a seguire gli arancini/ne (18%).
In evidenza, al quarto posto, un’altra regione del sud. Si tratta della Calabria, che arriva a pari merito con il Lazio a quota 73%, con un balzo di ben sette posizioni dall’edizione 2021 del Rapporto a quella attuale. Il sesto posto appartiene alla Liguria, che invece esprime la ricetta con il punteggio più alto in assoluto tra quelli indicati dal campione di riferimento: più di un intervistato su due ha infatti ricollegato la cucina ligure al pesto.
Ricette regionali: in Puglia “vincono” le orecchiette, in Lombardia il risotto
Quali sono gli altri prodotti più conosciuti, regione per regione? Andiamo per ordine. Oltre il 70% del campione sa citare almeno un prodotto della Puglia e in testa ci sono le orecchiette; subito dopo viene la Lombardia, dove a dominare è l’idea del risotto. Al nono posto la Toscana, prevalentemente ricollegata alla bistecca. Decima posizione per la Sardegna, con il pane carasau davanti a porceddu e pecorino.
Piatti italiani più conosciuti: ultimo in classifica il Molise
La seconda parte della classifica si apre con il Piemonte (al top la bagna cauda), che precede il Trentino-Alto Adige (canederli) e il Veneto (ricollegato al vino). L’Abruzzo segna lo spartiacque tra le regioni per le quali almeno la metà degli intervistati sa indicare un piatto tipico e nel caso della cucina abruzzese si rivelano decisivi gli arrosticini (34%). Scendendo sotto la soglia del 50% di riconoscibilità, troviamo nell’ordine: Friuli-Venezia Giulia (con il vino considerato prodotto-icona), Valle d’Aosta (domina la fonduta), Umbria (primo il tartufo), Marche (olive ascolane) e Basilicata (peperone crusco). A chiudere la classifica è il Molise: solo due intervistati su dieci sono in grado di indicare un piatto tipico molisano e i più gettonati sono, a pari merito, la pasta, il caciocavallo e il vino.
Perché piatti ricette regionali sono potenti strumenti di marketing territoriale
«I prodotti e le specialità enogastronomiche sono potenti strumento di marketing territoriale in grado di promuovere una destinazione, oltre che essere un elemento chiave attorno cui costruire l’offerta turistica – afferma Roberta Garibaldi – Dall’indagine emerge un quadro eterogeno, con regioni che possono sfruttare questa riconoscibilità attraverso le proprie tipicità per accrescere l’attrattività come meta enogastronomica. Altre, invece, necessitano di un’azione volta ad accrescere la conoscenza nel grande pubblico di ciò che possono e sanno offrire; spesso si tratta di produzioni e specialità note al pubblico, ma non immediatamente identificabili con il territorio di origine». Anche perché, c’è una vera e propria inversione di tendenza con clienti sempre più alla ricerca di piatti semplici come una volta che hanno spinto i ristoranti gourmet (come ad esempio quelli romani) ad adeguarsi proponendo i sapori di un tempo con un tocco contemporaneo.
Come è svolta l’indagine sui piatti tipici regionali
Il Rapporto Sul Turismo Enogastronomico Italiano presenta analisi quanti-qualitative, ricerche inedite e contributi del Comitato Scientifico rappresentato da autorevoli esperti del mondo accademico e scientifico, nazionali e internazionali, offrendo una panoramica a 360 gradi del turismo enogastronomico dal punto di vista della domanda e dell’offerta. I dati provengono da un’indagine svolta su un campione rappresentativo della popolazione turistica italiana (1.500) per genere, età e regione di residenza condotta nel mese di gennaio 2023.
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